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> Dall’ascesi alla vita Perché noi buddisti della Soka Gakkai non giriamo con la testa rasata e non seguiamo norme di comportamento severe per autoperfezionarci e non cadere nelle offese e nelle tentazioni? Perché non ci spogliamo di tutti i nostri beni materiali e non viviamo di elemosine? Il Buddismo ci autorizza a possedere una casa, chiedere un aumento di stipendio, andare in pizzeria, avere molte paia di blue jeans di colori diversi, e cose simili? Dove sta scritto che possiamo? Questa, che sembra una tipica domanda che si pone solo ai nostri giorni, in conseguenza di un presupposto annacquamento dello spirito originale, descrive in realtà un problema con cui il movimento buddista ha dovuto fare i conti fin dagli albori della sua storia. Il motivo di queste diverse interpretazioni sta nella differente risonanza che l’insegnamento di Shakyamuni produceva, in particolare a seconda che fosse diretto ai monaci o ai laici. Questi ultimi, ai quali mai l’Illuminato chiese di sottoporsi a regole particolarmente rigide, apprezzavano soprattutto il carattere egualitario e pertanto decisamente rivoluzionario del Buddismo, che aboliva le barriere e i privilegi di casta. Man mano che l’organizzazione monastica si consolidava, quelle barriere tendevano invece naturalmente a risorgere. Una conseguenza inevitabile della separazione dal mondo e della concentrazione rivolta unicamente alla disciplina e alla conservazione degli insegnamenti. La questione toccava degli aspetti talmente centrali che in occasione del secondo Concilio, appena cento anni dopo la morte di Shakyamuni, proprio su questo punto si ebbe il primo scisma all’interno dell’ordine buddista. Ma già ai tempi del primo Concilio, tenutosi probabilmente immediatamente dopo l’entrata di Shakyamuni nel nirvana, la questione si era presentata in termini simili: quanto porre l’accento sulla disciplina monastica e quanto invece adattare le regole alle esigenze dei tempi e della vita quotidiana per favorire la diffusione e la vitalità dell’insegnamento? Su questo si creerà una frattura che diventerà sempre più marcata nel tempo e che 500 anni dopo la morte del Budda porterà alla nascita del movimento mahayana (grande veicolo), di cui anche la Soka Gakkai fa parte. Questa corrente, composta in grande maggioranza da laici, operò una sorta di riforma con l’intento di ripristinare lo spirito originario del Buddismo, contrapponendosi ai Theravadin (insegnamento degli Anziani), che conosciamo anche come Hinayana (piccolo veicolo), il nome dato loro, com’è noto, dai seguaci del Mahayana. Nel Sutra di Vimalakirti, un testo che contiene essenzialmente confutazioni dell’insegnamento Theravada, a conclusione di un dibattito fra Vimalakirti e Manjushri sulla figura del bodhisattva, appare improvvisamente una dea che cosparge l’assemblea di fiori celestiali. I fiori caduti sui bodhisattva scivolano a terra, mentre quelli che cadono sui discepoli shomon (uomini di studio) rimangono appiccicati ai loro corpi. Questi, preoccupatissimi, cercano invano di staccarseli di dosso. Allora la dea chiede a Shariputra: «Perché cerchi di strapparti via i fiori?» E Shariputra risponde: «Cerco di liberarmene, o dea, perché fiori del genere non si addicono alla persona di un monaco». La dea allora gli spiega che i fiori non hanno alcun preconcetto riguardo alla persona più adatta a loro. E che, se si erano attaccati proprio su alcuni, era perché in loro dimoravano ancora preconcetti e pensieri discriminatori. Come si vede, si tratta di un contrasto che esiste da millenni, che ciclicamente riemerge all’interno delle comunità buddiste. Se davvero ci si propone seriamente di realizzare l’obiettivo di indicare a tutti gli esseri umani la strada per liberarsi dalla sofferenza e ottenere l’Illuminazione, osservano da sempre i laici assieme ai monaci più appassionati, bisogna elaborare un linguaggio e dei modelli di comportamento che si accordino con i tempi e la capacità di apprendimento delle persone che li abitano. Non come un compromesso, ma come occasione di costante rivitalizzazione di princìpi che per natura ed esplicita intenzione del loro fondatore non hanno senso se non possono radicarsi in persone vive e concrete. Perché Shakyamuni avrebbe adattato i suoi insegnamenti alla capacità di chi ascoltava se non fosse stato convinto che l’essenziale di quello che diceva era il potere che avevano le sue parole di condurre tutti senza eccezione alla liberazione dalla sofferenza?
Al di là degli opposti La pratica buddista si chiama anche pratica della Via di mezzo. Questo concetto venne espresso già in uno dei primi insegnamenti di Shakyamuni, quando abbandonò la casa paterna e si spogliò di tutte le sue ricchezze per andare a cercare il senso della vita e le ragioni della sofferenza umana. Si ritirò nella foresta e praticò molto seriamente quelle che erano le vie ascetiche più dure di quel periodo. Benché fosse il più promettente tra i discepoli, tanto che alcuni suoi compagni già lo consideravano un maestro, a un certo punto capì che quella strada non lo avrebbe portato a trovare le risposte che cercava, e la abbandonò. Si lavò nel Gange, mangiò una ciotola di riso e latte offertagli da una ragazza, riprese le forze e di lì a poco ottenne l’Illuminazione. Nella prima predica rivolta ai suoi compagni asceti, che lo avevano accusato di aver abbandonato per debolezza le pratiche dell’autonegazione, Shakyamuni disse: «Vi sono due estremi in questo mondo, o monaci, che l’asceta dovrebbe evitare. Quali sono? Il dedicarsi ai desideri e l’indulgere al piacere dei sensi, che è cosa spregevole, bassa, depravata, ignobile e infruttuosa; la ricerca delle privazioni e della tortura, che è cosa dolorosa, ignobile, infruttuosa. Vi è una Via di Mezzo o monaci, scoperta dal Tathagata, che evita quei due estremi. Essa apporta la chiara visione e comprensione, conduce alla saggezza e alla tranquillità, al risveglio, all’Illuminazione e al nirvana…» (Daisaku Ikeda, La vita del Budda, Bompiani, p. 49). Praticare la Via di mezzo non significa semplicemente agire secondo il buon senso e trovare un equilibrio, per esempio, fra edonismo e ascetismo, libertà e organizzazione o quant’altro. Trovare questo equilibrio è solo una conseguenza, la manifestazione esteriore di una delle scoperte più rivoluzionarie del percorso buddista, ossia il superamento della visione dualistica. Il mistero della vita si risolve quando ci rendiamo conto che non si tratta di scegliere tra essere e non-essere, materia e spirito, vita e morte, assoluto e relativo, ma che ogni istante e ogni fenomeno contengono contemporaneamente gli aspetti che a una mente non illuminata appaiono come opposti. Ciò equivale a dire che siamo comunque dei Budda, a prescindere dal fatto che ce ne accorgiamo o meno. Questo è ciò che la scuola mahayana ha messo in evidenza dell’esperienza di Shakyamuni. Ma se siamo potenzialmente dei Budda, sorge una domanda: che cos’è la Buddità, e come ci si arriva? Cercando di mettere in pratica gli insegnamenti del Budda e di seguire il suo esempio vivente, e allo stesso tempo di cogliere sempre più perfettamente e in modo chiaro in che cosa consista quella “verità fondamentale che può essere compresa solo tra Budda”, cioè l’esperienza dell’Illuminazione, i suoi seguaci mahayana hanno disegnato un solco unico, profondo e nella sostanza perfettamente coerente. Un itinerario che parte dall’intuizione fondamentale di Shakyamuni, passa attraverso l’elaborazione da parte di alcuni grandi esponenti del Buddismo indiano del concetto di “vuoto” e di non-dualismo, si definisce ulteriormente con la formulazione della coincidenza di assoluto e relativo nel principio di ichinen sanzen operata dal Buddismo cinese della scuola di T’ien t’ai, e arriva fino a Nichiren, che individua nel titolo del Sutra del Loto l’essenza dell’esperienza di Shakyamuni e di tutti i Budda dell’universo.
> Le fonti sono fondamentali, attestano l'autenticità delle notizie e la loro buona fede, forse era meglio non mettere una serie di affermazioni superficiali che denotano solo poca conoscenza del Buddismo in generale e della Soka Gakkai in particolare. A parte la cittadinanza, uno questione che giustamente riguarda solo i modicani, invito l'autore della critica a informarsi in modo più approfondito per evitare "magre figure" dovute al fatto che da un politico ci si aspetta qualcosa in più di un semplice "copia incolla" di dati presi da siti nati per screditare la Soka Gakkai, poi magari si può rifiutare la proposta di cittadinanza ma giustificando la cosa con tesi più fondate. Come ogni movimento c'è sempre chi cerca di fermarlo, ma la domanda da porsi è perchè? qual'è il fine della Soka Gakkai? e sopratutto cosa ha portato il Buddismo di Nichiren Daishonin nella vita di chi lo pratica? Si potrebbero scrivere allora bellissime esperienze di umanità e riforma interiore che a prescindere dal fatto che si condivida la pratica Buddista, sarebbero un bel messaggio di speranza, anziché l'ennesima inutile polemica. Spero di non avere offeso nessuno e se involontariamente, l'avessi fatto mi scuso, grazie per l'attenzione e salutando invito ad approfondire, non solo la Soka Gakkai, ma qualunque cosa sulla quale prendere una decisione, in modo molto più dettagliato, per evitare fenomeni di superficialità che purtroppo caratterizzano la gran parte della politica italiana.
> c è ancora molto di piu ,le indagini sulla soka gakkai devono essere piu meticolose , bisogna andare piu in profondita e non fermarsi all apparenze , la soka è abile ad autoreferenziarsi e a fare rovesciamento dell ottica . esperti in comunicazione da tempo monitorizzano i "dialoghi " dei membri di questa organizzazione .rosati stefano ex membro soka gakkai dal 1986
> c è ancora molto di piu ,le indagini sulla soka gakkai devono essere piu meticolose , bisogna andare piu in profondita e non fermarsi all apparenze , la soka è abile ad autoreferenziarsi e a fare rovesciamento dell ottica . esperti in comunicazione da tempo monitorizzano i "dialoghi " dei membri di questa organizzazione .rosati stefano ex membro soka gakkai dal 1986
> carissimo Sig. Giovanni Migliore, tengo a specificare che sono un praticante del Buddismo del Daishonin da 20 anni, la cosa meravigliosa è che attraverso questo percorso ho imparato a rispettare gli altri accettare il loro punto di vista e soprattutto cambiare il mio. Quello che ha fatto il Presidente Ikeda appartiene al suo karma e non il mio, mi sono sempre sentita libera di scegliere e mai obbligata, presupposti che non combaciano con il significato di setta, che presumo lei conosca visto che ne scrive. mi inchino alla sua buddita sono una donna felice, realizzata e ho la grande fortuna di avere tanti bellissimi amici, ricordo che il buddismo non segue la persona ma è lui stesso il Budda, detto questo le auguro di essere felice e di avere più tempo di vedere quale sofferenza gli fa dire ciò ricordandole che l'esterno non è altro che una manifestazione di come siamo dentro, quindi deduco che deba pulire il suo cuore e la sua mente. Buona serata Rossana
> Buonasera, sono un ex- membro(per)11anni che dopo aver smesso PER ALTRETTANTI, di “praticare” il buddismo di Nichiren all’interno della SG ha percorso altre strade buddiste e poi è ritornato alla pratica del buddismo Nichiren, perché la sento come la mia via, la dimensione spirituale, più adatta per me; (d’altra parte, io credevo nel karma anche quando non ero buddista, vero cardine di tutte le fedi buddiste, insieme al raggiungimento dell’illuminazione) condivido alcune critiche all’organizzazione e in generale comprendo le esperienze negative di alcune persone, ma lascio correre, sia perché le organizzazioni sono fatte di persone (e chi vuole capire capisca), sia perché non rientra nelle mie preoccupazioni, per il momento, di rientrare ad essere membro, ma alcune premesse ed un paio di repliche ci tengo a fargliele notare. Premesse: nessuno mi ha mai fatto il lavaggio del cervello, ho sempre avuto massima libertà di approfondimento e di controbattere; SOPRATTUTTO nessuno mi ha seguito, minacciato, “stalkerizzato” (mi passi l’orrendo anglicismo” italianizzato); le istituzioni come la protezione civile, la croce rossa, le chiese di qualsivoglia credo, non sono forse piramidali? ALTROCHÉ! SE LO SONO! Nella chiesa cattolica non ci sono forse i preti pedofili e quant’altro? ECCOME! Eppure non per questo si smette di credere in Dio; il Padre Nostro funziona anche se lo si dice senza i preti e senza andare in chiesa? CERTO CHE SI! Repliche: il juzu NON è UN AMULETO bensì un rosario buddista (come lei stesso dice più avanti, ma non fa comprendere né il senso, né la differenza con un amuleto, nonostante i links inseriti) in uso anche in altre scuole buddiste, in altre forme s’intende, rappresentativo DELL’UOMO e dei principi CARDINI della fede: serve solo a strofinarlo per ritrovare la concentrazione, quindi è un “corollario” NON una cosa essenziale (io ad esempio, lo adopero solo a casa) come del resto tutti gli accessori buddisti. Sul Gohonzon, sorvolo, primo, perché è tristissimo (e glielo dico senza intenzione di offenderla) che lei non abbia compreso che è dentro di lei e che quello è solo un mezzo, chiaramente ricco dei suoi significati; secondo, perché sa dove reperirne la giusta definizione ufficiale, se non crede, MA RICORDI: LA FEDE è DENTRO DI LEI. Anche su questo, scuole ben note di buddismo, hanno i loro altarini e la ruota da girare. Terzo: può, se è muto, cieco, malato, o ha altre necessità, recitare Daimoku anche solo con la mente. E questo la dice lunga sul reale aspetto del Gohonzon… e aggiungo, di una fede. Concludendo: spero di essere stato esaustivo, anche per chi lo leggerà, pur non sviscerando tutte le definizioni, che, ripeto, sia lei che i lettori, volendo fornirete adeguatamente attraverso i links ufficiali, oppure (perché no?!)ve le andrete a cercare, se lo vorrete. Distinti saluti, Michele – Firenze.
UN ENCOMIO AI MEDICI ED AL PERSONALE PARAMEDICO DEL PRONTO SOCCORSO, DELLA CHIRURGIA E DELL’ORTOPEDIA DEL MAGGIORE DI MODICA.
L’incidente accadutomi lo scorso 23 giugno che mi ha procurato diverse fratture per le quali si sono resi necessari vari interventi e che malgrado tutto mi fa sentire un miracolato, mi ha dato ancora una volta la possibilità di verificare la grande professionalità di tutti quei professionisti e del personale paramedico che nei diversi reparti del Maggiore di Modica si sono occupati di curarmi. Ritengo doveroso oltre che riconoscere la loro elevata capacità professionale, esternare un plauso nei confronti di tutti loro per il coinvolgimento umano che queste persone riescono a trasmettere nel paziente e nei familiari e farli sentire sereni e sicuri che tutto andrà per il meglio. Molto spesso e non sempre a ragione si parla di malasanità, raramente purtroppo a questi uomini e donne che oltre che curare, riescono anche in certi momenti difficili a far sentire la loro vicinanza e sensibilità , viene riconosciuto quel valore aggiunto che rispetto ad altri operatori della sanità, li rende davvero superiori. Dopo la mia degenza al Maggiore, si è reso necessario il ricovero in un altro centro siciliano per un intervento nel quale era necessaria la specializzazione di medici che operano in questa struttura. Ebbene, pur confermando l’eccellenza sotto il profilo professionale, ho potuto riscontrare che quella umanità, quella sensibilità presente nel personale medico e paramedico del Maggiore, non era presente. Onore al merito a chi lavora all’interno del nostro ospedale cittadino, sia per l’alta professionalità che li contraddistingue ma anche per la loro sensibilità che fa un’ulteriore differenza.
> Trovo alquanto inopportuno sentire parlare di Daisaku Ikeda come di un uomo di dubbia moralità senza cognizione di causa come fate spesso voi giornalisti. In tutta italia sono state fatte mostre sui tre maestri di pace Gandhi, Martin Luthrt King e Daisaku Ikeda. Detto poi da una zona dell'Italia dove il malaffare prolifera fa discutere. Pratico il buddismo da 27 anni e questo buddismo viene praticato in 196 paesi del mondo, altro che setta. Credo che se vogliamo parlarne anche della chiesasi può parlare alla grande di malaffare (Banca delloIor che investe in armi, pedofilia e a tante altre cose di attualità) , ma noi buddisti non ci sogniamo di mettere in discussioneil credo di un individuo. Il fatto stesso che quest'uomo (Daisaku Ikeda) ha suscitato così tanto scalpore dimostra la sua grandezza. La luce da fastidio a chi non sa vedere. Quest'uomo ogni anno fa una proposta di pace, ha scritto libri con i piùgrandi del mondo, anche con Gorbaciov, quindi per cortesia documentatevi meglio prima di esprimere un giudizio così denigratorio.
Caro Giovanni, ho letto con molto interesse il tuo accorato appello rivolto a "tutti i modicani di buona volontà" che hanno veramente a cuore le sorti di questa nostra città per un impegno serio e concreto in politica (la Politica con la P maiuscola) e sono convintissimo, oggi più che mai, che il primo passo veramente "serio" e "coraggioso" dovresti farlo tu, rivendicando la tua autonomia da un gruppo (Idea di Centro) che credo tu non possa più rappresentare avendo dichiaratamente come obbiettivo primario quello di dar voce ai tantissimi modicani che, come te, sono arcistufi di questi mestieranti della politica sia a livello locale che a livello nazionale. Il mio vuole essere apertamente un invito a farti avanti con le tue idee e i tuoi progetti per il prossimo governo di questa nostra città. Io, come credo molti altri, saremo sempre al tuo fianco.
L'AMORE PER LA NOSTRA MODICA E LA SUA TRADIZIONE CULTURALE TORNINO A RICOSTRUIRE LE CONDIZIONI POLITICHE PER RIDARE LUSTRO ALLA CITTA'.
Alcuni anni fa, seppur con qualche perplessità per i già numerosi impegni di natura professionale, convinto come sono che ciascuno di noi non debba aspettarsi le soluzioni dei problemi dagli altri ma deve rendersi disponibile nei confronti della società in cui vive a dare il proprio contributo, mi candidai a Consigliere comunale.
Un'esperienza che ha contribuito alla mia crescita personale e di approfondimento delle vicende politiche della mia città ma che sin dai primi mesi del mio insediamento mi ha creato non poche difficoltà e travaglio psicologico perché pian piano mi rendevo conto che avevo una visione della rappresentanza dei cittadini molto diversa da quella che percepivo nelle adunanze consiliari.
Spesso mi sentivo un extraterrestre tra umani di contrapposte fazioni che polemizzavano su qualunque vicenda pur di aggiudicarsi la vittoria della battaglia che sarebbe servita solo a loro ed ai partiti di appartenenza ma che nulla aveva a che fare con le istanze dei cittadini.
Tante volte abbiamo per ore, notti intere, affrontato problematiche che in presenza d'un comune diffuso senso di rappresentanza, si sarebbero dovute risolvere in un modo e per quello squallido bisogno di prevalere anche sul buonsenso, si sono assunte decisioni che mortificavano il nostro stesso operato oltre che le aspettative dei cittadini.
Alcuni ricorderanno certamente che qualche tempo fa scrissi una nota nella quale dicevo che la poltica di cui mi stavo occupando non era quella che avevo sognato.
Oggi la politica, ad ogni livello, ha raggiunto per colpa di scellerate e miopi visioni dei partiti, una situazione di obiettiva intollerabilità che sta degenerando nell'antipolitica ma anche in una sorta di apatia dei cittadini che non riescono più ad appassionarsi a nulla di tutto ciò che riguarda il pianeta politico.
Siamo davvero di fronte al cane che si morde la coda!
La politica è uno strumento di democrazia e laddove passasse l'antipolitica, ci troveremmo di fronte ad una menomazione di tutto ciò che ci viene riconosciuto in quanto cittadini d'uno Stato democratico.
L'apatia, la disaffezione verso la politica, altro non possono produrre che la vittoria a tavolino di coloro che l'hanno degradata e pertanto molti nostri concittadini stanno combattendo una battaglia già persa in partenza.
I rimedi sono altri. Bisogna che ciascuno di noi, responsabilmente, uscendo da quei condizionamenti partitici che per decenni ci hanno caratterizzati, facendo la fortuna di tanti incapaci, riassuma un ruolo da protagonista per ricostruire la politica , partendo dal merito dei soggetti che vorranno contribuire alla crescita della propria comunità e per espellere quegli elementi che già tanto danno hanno procurato alla collettività.
I tempi sono maturi per farlo perché la gente non sopporta più nulla dell'attuale concezione che gli uomini politici hanno della politica.
Il progetto di riqualificazione radicale della politica è ambizioso ma tuttavia possibile ed improcrastinabile. Perché esso possa concretizzarsi, dev'essere superato questo diffuso senso di apatia verso la politica e ritrovare il coraggio civile per dire no ad un modo di fare politica che bada solo agli interessi degli addetti ai lavori piuttosto che a quelli dei cittadini.
Se c'è consenso attorno a questa tematica, ci si può organizzare per sinergizzare le forze e guardare al perseguimento dell'obiettivo con maggior fiducia, dato che insieme è più facile vincere.
> vorrei rispondere al signor META. il fatto che la Soka gakkai si impegni con la comunità di sant'Egidio, è cosa nota fin dalla fine degli anni settanta quando i tossico dipendenti venivano "reclutati" nelle comunità,chieda a quegli ex tossicodipendenti, la maggior parte non sono più in Soka,punto primo, punto secondo, la Soka Gakkai promuove la pace, certo, la Mitsubishi bank dove la soka gakkai deposita tutti i suoi e vostri averi , usa il denaro per la costruzione di armi da guerra, disboscamento del pianeta etc, oltre ai soldi Soka investiti in azioni Disney Sony Macdonald etc etc..Pace? che fa la Soka Giappone per il tibet?? niente , assolutamente niente, Gli interessi con la Cina sono troppo alti, NOn per niente il signor Ikeda ha ricevuto dalla Cina stessa , ben 230 onoreficenze, vogliamo parlare di che? di disarmo nucleare? beh signor Meta, via..la soka è come Paolini, si affaccia dietro, fa partecipazione e si rende visibile, facendo sfilare i gay con le bandiere Soka gakkai al gay pride, vogliamo chiedere quanti posti di rilievo occupano questi ragazzi o uomini?? vogliamo parlare dello statuto della soka gakkai che vieta qualunque Ingerenza o appartenenza politica all'interno della stessa?? devo continuare o lo fa lei?? E' ora di smetterla, far diventare membro un anziano malato che per una vita ha pregato Dio, e dopo due mesi rifilargli il Gohonzon, pagando ovviamente, ed insignirlo del titolo di buddista, beh, signori, puzza un pò, nemmeno una vita di studi sono sufficienti per esserlo. Le testimonianze sono talmente collimanti che ormai nemmeno può sfiorare l'idea che siano fasulle, o pensa che in tutto il mondo esiste un unico individuo che scrive ovunque , testimonia in tutte le lingue, tutti i giorni ? sarei io che ho firmato? sarebbero le persone che collaborano con me , fuoriusciti dalla soka, che raccontano? i testimoni signor Meta da che giustizia esiste, sono basilari a che il processo abbia a procedere, Se tanti non si firmano è perchè , e ho raccolto personalmente le testimonianze, la loro vita sociale verrebbe annientata, vengono allontanati, isolati, soprattutto in realtà di paese. Perchè o con noi o dentro di noi. Esistono coppie non soka??? dubito.
CATANIA - Il sindaco di Catania Raffaele Stancanelli ha annunciato la nascita in tempi brevissimi di un mercatino non alimentare che, nelle more dell'approvazione da parte del Consiglio comunale, funzionerà ogni fine settimana e verrà sistemato tra le vie del Rotolo e Porto Ulisse, dove si stanno allestendo gli stalli in cui collocare i parcheggi degli ambulanti.
"Dal caos e il disordine - ha detto Stancanelli - all'ordine e alle regole. È il fondamentale salto di qualità per la convivenza civile che trasforma il mercatino abusivo di viale Alcide De Gasperi in un contesto ordinato che salvaguarda sia gli ambulanti che hanno diritto a esercitare, regolamentata, la loro attività commerciale, sia la tranquillità di chi abita nella zona, cui talvolta è stato persino impedito l'accesso nella propria abitazione".
Il nuovo mercatino prevede l'assegnazione di 100 stalli di quattro metri per tre per la vendita dalle 16 di ogni sabato alle 22 e dalle 10 alle 22 della domenica. Due settimane addietro Stancanelli e l'assessore Bonaccorsi avevano dato disposizione al nucleo antibusivismo di impedire che il mercatino, che nel corso del tempo si era allargato a dismisura, si potesse svolgere, visto che numerosi abitanti avevano reclamato interventi di ordine pubblico e della polizia municipale.
Un grande dispiegamento di unità della Polizia municpale in questi fine settimana ha impedito che il mercatino abusivo si ripetesse ma Stancanelli, che più volte ha incontrato gli ambulanti, si era impegnato a trovare una soluzione che facesse rientrare nelle regole quanti volevano proseguire la propria attività rispettando gli obblighi normativi.
AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE AL SINDACO E P.C. AGLI ORGANI DI INFORMAZIONE LORO SEDI
Oggetto: INTERROGAZIONE URGENTE Disservizi Teatro Garibaldi Cerimonia Premiazione IV Edizione Premio Poesia Salvatore Quasimodo Sabato 26 maggio u.s.
I sottoscritti consiglieri comunali, Paolo Nigro e Giovanni Migliore:
venuti a conoscenza dei disservizi verificatisi presso il Teatro Garibaldi in occasione della Cerimonia di Premiazione della IV Edizione del Premio Poesia Salvatore Quasimodo organizzata dal Caffè Letterario per Sabato 26 maggio u.s.;
accertato che la cerimonia non si è potuta tenere a causa di un improvviso guasto alla rete elettrica di competenza dell’ENEL che ha causato l’interruzione della corrente per oltre due ore;
ritenuto che costituisce fatto inaccettabile che un Teatro Comunale possa risultare sprovvisto di un sistema alternativo e di emergenza per la fornitura di energia elettrica in caso di guasto;
ritenuto altresì che quanto verificatosi ha sicuramente messo in imbarazzo tutti i presenti, dagli organizzatori, agli studenti con rispettive famiglie, alle massime autorità Civili, Militari e Religiose, inducendoli ad abbandonare anzitempo la cerimonia;
preso atto che è stata registrata la totale impotenza da parte degli amministratori comunali presenti, Sindaco in testa, i quali, pur se nell’improvvisa emergenza, non sono stati in grado neanche di de localizzare la cerimonia in altro luogo;
rilevato che sarebbe stato di una semplicità elementare spostare la cerimonia o al Palazzo della Cultura o ancor meglio nell’Aula Consiliare, essendo detti immobili facilmente ed in pochi minuti raggiungibili dagli intervenuti senza alcun disagio, anzi si sarebbe potuta improvvisare una breve passeggiata lungo il Corso Umberto giusto il tempo di preparare e raggiungere la nuova location;
a mezzo la presente
CHIEDONO
Che il Sindaco, nella Sua qualità di primo cittadino ed anche nella veste di Presidente della Fondazione Teatro Garibaldi, voglia rispondere alla presente interrogazione al fine di chiarire tutti gli aspetti della spiacevole vicenda che ha registrato una caduta di stile ed una perdita di credibilità di natura culturale ed anche istituzionale per la nostra Città;
Che la presente interrogazione, attesa l’importanza dell’argomento, possa essere discussa in occasione della seduta consiliare già fissata per il 31 maggio p.v.
“Il consigliere comunale è tenuto a partecipare a tutte le adunanze del consiglio”. Così recita l’art.26 del regolamento del Consiglio Comunale di Modica e questo vuole essere per noi l‘unico punto di riferimento per un qualsiasi confronto attorno al tema delle presenze dei consiglieri nella civica assise. Il nostro movimento, così come in passato altri gruppi e associazioni, ha sempre dato molto risalto alla qualità ed alla quantità delle presenze dei consiglieri e denunciato le conseguenze negative che derivano, spesso, dall’impossibilità di tenere il civico consesso a causa delle forti assenze, sia per l’impossibilità di deliberare che per le notevoli spese che gravano sulle casse comunali. Malcostume purtroppo presente in entrambi gli schieramenti e che sembra confermarsi negli anni. Durante la legislatura in corso abbiamo più volte informato la città, pubblicando i dati relativi alle presenze in consiglio e, a quasi quattro anni dall’insediamento dell’amministrazione Buscema, torniamo a farlo. Come già avvenuto ad inizio 2010, vogliamo attribuire il titolo “POLTRONA VUOTA 2010 E 2011” al consigliere meno presente. Con 45 assenze su 56 sedute nel 2010 e 53 assenze su 43 sedute nel 2011, il titolo “POLTRONA VUOTA 2010 e 2011” viene assegnato nuovamente al consigliere Giorgio Aprile. Innanzitutto come cittadini e poi come appartenenti ad un movimento politico che ha sempre messo al primo posto la partecipazione responsabile alla vita della città, non possiamo non ritenerci delusi ed amareggiati dai dati che emergono dal nostro monitoraggio. Scusandoci preventivamente per eventuali possibili inesattezze presenti nella nostra raccolta di dati, vogliamo far rilevare, senza enfasi, ma con civica inquietudine, che quasi un terzo dei consiglieri comunali (ben 9 su 30) ha superato il 25% di assenze su 161 sedute dall’inizio della legislatura al 31 dicembre 2011 e, tra questi, alcuni hanno superato il 30% (2), altri il 40% (2) e uno addirittura il 75%. Alla luce di questi numeri non possiamo esimerci dal fare un breve riferimento ad alcune affermazioni che abbiamo letto ed ascoltato in questi ultimi giorni, secondo le quali l’assenza del consigliere può essere giustificata in quanto strumento di contrasto verso scelte dell’amministrazione e del consiglio non condivise. È talmente palese l’incongruenza di tale tesi con l’enunciato dell’art. 26 del regolamento consiliare, con il quale abbiamo voluto aprire questa nostra nota, che riteniamo non ci sia bisogno di aggiungere altro. O meglio, un’ultima cosa vogliamo aggiungerla, anche per chiudere con un aspetto positivo. Attestiamo con piacere il confermarsi del consigliere Giovanni Migliore quale consigliere più presente (o meno assente), con soltanto 3 assenze dall’inizio della legislatura. Evidentemente o il consigliere Migliore sconosce il “valore dell’assenza” come strumento di lotta o, viceversa, considera, in ossequio al regolamento, di dover essere presente per contribuire anche al cambiamento di scelte politiche ed amministrative che non condivide. Fiduciosi che gli esempi positivi alla fine prevalgono sempre, auspichiamo che ci sia un’inversione di tendenza almeno in quest’ultima parte di legislatura e che, avvicinandoci alle consultazione elettorali del 2013, i futuri candidati possano avere nell’articolo 26 del regolamento consiliare un riferimento fondamentale. Modica, 26 maggio 2012 Piero Gugliotta Una Nuova Prospettiva movimento politico della città di Modica
Tutti i dati sulle presenze in consiglio su www.unanuovaprospettiva.it
> Cero che bisogna essere propri ottusi nel pensare che un'azienda possa lavorare a gratis. Se chi ci amministra crede che un'azienda farà manutenzione ed altra a gratis allora si può affermare che a Modica i bambini li porta la cicogna. Amen
Non credo che ancora, dopo anni in cui ci sono state offerte un'infinità di casi dai quali si evince il pessimo operato della malapolitica ad ogni livello, ci si possa stupire di cosa sia capace la politica che ci ritroviamo da alcuni anni.Desta invece stupore, perchè credo sia difficile rassegnarsi alle menzogne, l'atteggiamento arrogante, bugiardo e noncurante di quella tutela degli interessi dei cittadini, che a parole, questi stilnovisti della politica politicante continuano ad assumere.Non hanno nemmeno il dono della riflessione ! In tutti i comuni nei quali si è appalesata l'ipotesi di costruire, ampliare cimiteri con il projet financing, dopo un dibattito democratico, il risultato è stato sempre quello di bocciare questa eventualità che confligge con gli interessi dei cittadini. Ma Modica è Modica e non segue esempi virtuosi di altri amministratori, perchè chi amministra ha la convinzione, per non dire la presunzione di saperne più degli altri.Per fortuna, siamo a meno di un anno dalla resa dei conti ed auspico che i cittadini, maturamente, sappiano rispondere, rivalendosi di quelle forzature che hanno subito per una legislatura. Prima o poi, i nodi vengono sempre al pettine !
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