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Cons. Migliore, so che Lei può fare qualcosa per la città. In Via Loreto c'è una automobile marca Lancia Autobianchi Y10 targata TO 94108T abbandonata da tempo. Potrebbe segnalarla a chi di competenza per farla rimuovere?
Modica, con il sistema "Valor rec" si agevola lo smaltimento dei rifiuti
Modica - La questione rifiuti in provincia di Ragusa tiene alta la tensione e nei Comuni dove maggiormente si acuisce il fenomeno (quelli del comprensorio di Modica che andranno ad abbancare da martedì a Mazzarrà Sant’Andrea) si cercano soluzioni alternative per risolvere il problema.
E’ il caso di Modica dove il consigliere comunale del Pdl Giovanni Migliore (nella foto), questa mattina, nella sede del partito di Corso Umberto, ha fatto un’approfondita riflessione sulle soluzioni possibili da attuare; come ad esempio la valorizzazione dei rifiuti con il sistema alternativo “Valor Rec”, un sistema attraverso il quale viene assicurata la raccolta differenzia porta a porta ed il riciclo dei rifiuti.
E questo, senza la necessità di andare a scaricare i rifiuti in discarica. I rifiuti vengono trasformati nelle strutture già esistenti nel territorio, come la Puccia che si occupa della raccolta differenziata in città ed ha gli strumenti idonei per poter mettere in atto il progetto pilota. All’incontro di oggi sono stati invitati anche esponenti di maggioranza che hanno dato la loro disponibilità ed appoggio per portare avanti il progetto. Un progetto che potrebbe far risparmiare i cittadini e che dovrebbe essere sottoposto pure agli amministratori di Palazzo di viale del Fante.
L'articolo è del 24 Giugno 2009 tratto da " Il sole 24 ore". La frase in rosso l'ho evidenziata io, per sottolineare che qualcosa non quadra. Vero? Come ad esempio questa frase tratta da un articolo di Ragusanews del 21 Aprile 2010 << Vindigni intanto si è messo al sicuro ed ha ottenuto dall’autorità regionale l’autorizzazione a conferire i rifiuti di tutta la provincia a Mazzarrà S. Andrea, ovvero a 250 km di distanza. La convenzione sottoscritta prevede l’utilizzo dell’impianto messinese fino al 21 maggio del 2014* <>>
Tutta l'isola invasa dalla spazzatura L'emergenza, però, come dicevamo, va ben oltre Palermo. Dalla città è già arrivata ai Comuni limitrofi e ha cominciato a contagiare altre province della Sicilia. Alle porte di Palermo la situazione è al limite dell'ordine pubblico. Tant'è che la Regione è pronta a erogare crediti ai Comuni travolti dall'emergenza, sotto forma di anticipazioni di cassa sui trasferimenti futuri. Un modo per evitare che la situazione sociale degeneri. Bagheria da oltre una settimana è invasa dalla spazzatura per il dissesto del Coinres. Il consorzio che riunisce ventidue Comuni del palermitano come Villabate, Ficarazzi e Bagheria è una fabbrica di debiti. Ma anche a Enna il livello della spazzatura è in aumento. E corre un rischio analogo Messina: la città peloritana, dal primo luglio, non potrà più trasferire i rifiuti nella discarica di Mazzarrà Sant'Andrea, prossima alla saturazione *. Il problema è che Messina, come del resto Palermo e diverse altre zone della Sicilia, non è ancora attrezzata per la raccolta differenziata. Se ne comincia a parlare solo ora. A Palermo sta per essere varato solo oggi un progetto pilota limitatamente a una zona del centro. E senza raccolta differenziata non c'è discarica che basti.
Gli Ato, il pomo della discordia Insomma, soldi non ce ne sono più, le discariche sono piene e la legge impedisce di costruirne di nuove, le gare per i termovalorizzatori rischiano di andare deserte (le offerte scadono il 30 di questo mese e non s'è ancora presentato nessuno), la maggior parte degli Ato siciliani è in stato fallimentare, l'Agenzia regionale per i rifiuti e le acque li commissaria per evitare il peggio. Se non è emergenza questa… Per di più l'assemblea regionale non ha ancora approvato il disegno di riforma degli Ato. E' su questo che è vacillata la coesione della maggioranza di centro-destra. Il pomo della discordia è stata una proposta di legge del 2007 che avrebbe dovuto ridurre a dieci il numero degli Ato rifiuti per abbatterne costi e sprechi ed evitarne il collasso finanziario. Nel 2008, dopo l'elezione di Raffaele Lombardo a presidente, erano già pronti i decreti attuativi della legge. Ma il vecchio sistema di potere formato da Pdl e Udc ha opposto resistenza. A questo punto Lombardo è stato costretto a ritirare la vecchia legge e a elaborare un nuovo disegno di riordino del settore. Il provvedimento è stato discusso dalla commissione Territorio e ambiente della Regione. Ma la sua approvazione non sarebbe potuta avvenire senza i voti decisivi del Partito democratico. Pdl e Udc hanno infatti abbandonato i lavori della commissione, lasciando solo il presidente della Regione e il suo partito: l'Mpa. Il sistema degli Ato è infatti una formidabile macchina clientelare che garantisce posti agli amici in 27 consigli d'amministrazione, assunzioni a go-go nelle società di gestione del servizio, margini di manovra nella scelta dei fornitori su scala sia locale che nazionale e un controllo del territorio che torna utile in campagna elettorale. Su questa vicenda ha cominciato a sfaldarsi la stessa maggioranza che aveva sostenuto la candidatura di Lombardo a Governatore della Sicilia. Nello stesso tempo è stata decisa la chiusura dell'Agenzia regionale per i rifiuti e le acque e il trasferimento delle sue competenze, entro il 2010, a un nuovo dipartimento della Regione. Provvedimento che taglierebbe le ali al cuffariano presidente dell'Arra, Felice Crosta. CONTINUA ...»
Un fondamentale articolo dell'Economist racconta l'evoluzione del riciclaggio dei rifiuti negli Stati Uniti. Grazie ad impianti tecnologicamente avanzati la raccolta combinata permette costi minori e maggiore efficienza. Le varie tipologie di rifiuto sono separate a valle e riciclate direttamente. E la percentuale non riciclabile dipende esclusivamente da errori di progettazione a monte. "I rifiuti non sono altro che un difetto di fabbricazione".
I primi programmi di raccolta differenziata erano basati sul sistema monomateriale: i cittadini dovevano mettere carta, vetro e lattine in contenitori separati. Oggi, invece, le amministrazioni comunali scelgono sempre più la cosiddetta raccolta multimateriale o combinata, che prevede il conferimento di più tipi di rifiuto in un unico contenitore e la successiva separazione.
Circa 700 dei 10.000 programma di raccolta differenziata degli Stati Uniti usano ormai questo approccio, spiega Kate Krebs, direttore esecutivo della statunitense National recycling coalition. Ma questa raccolta semi-indifferenziata è vista con sospetto dai cittadini: molti pensano che quando i materiali non sono separati all’origine finiscono semplicemente in discarica o vengono inceneriti.
Tuttavia il ritorno alla combinata è stato favorito dallo sviluppo di tecnologie capaci di identificare e separare i materiali in modo autonomo. La raccolta combinata rende più pratico è conveniente il compito dei cittadini. Il risultato è che una maggiore quantità di materiale viene sottratta al normale flusso dei rifiuti. Qualche anno fa San Francisco è passata dal sistema di raccolta monomateriale a quello multimateriale e oggi ricicla il 69% dei rifiuti, una delle percentuali più alte degli Stati Uniti.
Ad eccezione dei rifiuti verdi (scarti di giardino) e dell’umido, tutti i materiali riciclati raccolti a San Francisco sono separati in un megaimpianto di 18.000 metri quadri che dà lavoro a 155 persone. Il complesso, gestito dalla Norcal Waste Systems, ha aperto nel 2003, è costato 38 milioni di dollari e ogni giorno tratta in media 750 tonnellate di carta, vetro e metalli.
Quando i mezzi che effettuano la raccolta arrivano all’impianto, i materiali sono scaricati su un grande nastro trasportatore che li porta fino ad una stazione di cernita manuale. Qui i rifiuti sono controllati da operatori che rimuovono borse di plastica, grandi pezzi di cartone ed altri oggetti che potrebbero danneggiare o bloccare le macchine separatrici.
Il cartone ondulato e la carta sono pressati ed imballati per la vendita. Bottiglie e contenitori di plastica sono separati manualmente: i tipi di materiale plastico più comuni, il PET (la plastica per le bottiglie) e l’HDPE (usato per i tubi ed i contenitori), sono separati dal resto che finisce in un unico contenitore.
Quindi un magnete estrae dal mucchio tutti i rifiuti che contengono materiale ferroso (di solito barattoli o lattine). I materiali non ferrosi (quasi sempre lattine in alluminio), invece, sono espulsi per mezzo di un sistema basato su campi magnetici e che spinge proiettandoli in aria e catapultandoli fuori dal cumulo degli altri rifiuti.
Il vetro, infine, è separato manualmente e diviso in base al colore: trasparente/incolore, marrone, ambra o verde. “A ogni carico, l’intero processo di selezione e smistamento dura circa un’ora”, spiega Bob Besso, responsabile del programma di riciclaggio gestito dalla Norcal per San Francisco.
Sistemi automatizzati Tutti gli impianti di riciclaggio chiedono ancora l’intervento di esseri umani, ma i gestori investono sempre di più in tecnologie che automatizzano il processo. Lo sviluppo di questi sistemi è cominciato nei primi anni ’90, quando la Elopak, un produttore norvegese di contenitori per bevande in materiali poliaccoppiati (cartone rivestito in plastica), cominciò a temere che avrebbe dovuto sborsare grosse cifre per soddisfare le nuove norme tedesche ed europee che facevano ricadere sui produttori i costi per lo smaltimento dei propri imballaggi.
Per ridurre i costi associati al ciclo di vita dei propri prodotti, la Elopak cercava un sistema automatico per separare i suoi contenitori dal resto dei rifiuti. Ricorse all’aiuto del Sintef, un centro di ricerca norvegese, e nel 1996 vendette in Germania il suo primo separatore ad infrarossi.
In seguito l’unità di un tale che produceva questi impianti fu trasformata in un’azienda autonoma, la TiTech. Oggi sono installate in tutto il mondo più di 1000 unità TiTech. Per individuare i materiali da separare, questi impianti si affidano alla spettroscopia. I rifiuti di carta e di plastica sono distribuiti su un nastro trasportatore in un unico strato. Quando viene colpito dal fascio di luce di una lampada alogena, ogni materiale riflette una specifica combinazione di raggi infrarossi che permette di identificarlo. Analizzando i dati inviati da uno specifico sensore, un software e termina il colore, la tipologia, la forma e la posizione di ogni rifiuto.
Quindi attiva dei getti d’aria per spingere i rifiuti su un altro nastro trasportatore o su un cassonetto. Il sistema consente di separare numerosi tipi di carta, plastica o materiali misti con una precisione vicina al 98 %.
Il processo di valorizzazione e rigenerazione usato per trasformare i materiali di scarto in materie prime secondarie è semplice e diretto: i metalli e il vetro sono frantumati, la carta viene ridotta in pasta. Ma mentre metalli e vetro possono essere rifusi quasi all’infinito, la carta può essere riciclata massimo sei volte.
Per le materie plastiche ricavate dai combustibili fossili la faccenda è diversa. Nonostante le numerose novità, le plastiche che sono suddivise in una folta schiera di tipologia e categorie che nella maggior parte dei casi devono essere trattate separatamente.
Nel 2005 meno del 6 % dei rifiuti in plastica è stato recuperato negli Stati Uniti. Per quanto riguarda il PET, nel settore alimentare ci sono già delle forme di recupero diretto “da bottiglia a bottiglia”. Spesso, la plastica viene trasformata in altri sottoprodotti. Alcuni paesi impongono alle aziende di ritirare i prodotti elettronici e di consumo contenenti di plastica difficile da riciclare usati e di provvedere alla loro riciclaggio. […]
Un difetto di fabbricazione In genere è l’ostacolo più importante allo sviluppo di una filiera di riciclaggio è il fatto che gran parte dei prodotti è realizzata senza pensare al suo recupero. Per rimediare servirebbe una riorganizzazione dei processi industriali, sostiene l’architetto Pilliamo McDonough, autore nel 2002 del saggio “Dalla culla alla culla. Come conciliare tutela dell’ambiente, equità sociale e sviluppo” (Blu edizioni, 2003).
McDonough propone di creare filiere di produzione a circuito chiuso in cui i materiali usati sono ogni volta riutilizzati nei successivi cicli produttivi senza che diventino rifiuti. Per farlo bisogna che ogni prodotto sia progettato per essere riciclabile e deve essere realizzato solo con materiale riutilizzabile all’infinito o smaltibile senza rischi per l’ambiente.
Queste idee hanno trovato una prima applicazione nel settore degli imballaggi nella grande distribuzione negli Stati Uniti. E chiaro nel campo del riciclaggio c’è ancora ampio spazio per le innovazioni.
Se ha fatto nel giusto modo il riciclaggio conviene consente davvero di risparmiare energia e materie prime e di ridurre l’inquinamento. Ma oltre a riciclare di più è fondamentale farlo meglio. L’evoluzione tecnologica ed il costante sviluppo di nuovi materiali lasciano ben sperare per futuro. Le ampie possibilità di miglioramento ci permettono di essere ottimisti.
Dopo tutto, conclude Kate Krebs, “i rifiuti non sono altro che un difetto di fabbricazione”.
Risorse dai rifiuti con il riciclaggio a valle terrelibere.org terrediconfine - autore dell"articolo Claudio Floresta
La raccolta differenziata è costosa ed ancora poco efficace. Ma in Sicilia e nel resto d'Italia questo settore non decolla: fino ad oggi ha prevalso il business della discariche e nel futuro ci sono solo inceneritori. Eppure separando solo l'umido, la raccolta indifferenziata ed il riciclaggio a valle fatto da adeguate industrie possono risolvere il problema dei rifiuti, rendere inutili gli inceneritori, creare una vera economia e molti posti di lavoro. "Ma la politica", dice un'imprenditore della provincia di Catania che queste cose le fa già "è sempre lenta a recepire le novità..." Risorse dai rifiuti con il riciclaggio a valle
In Italia si producono oltre 32 milioni di tonnellate di rifiuti urbani (RU) ogni anno, cioè circa 539 Kg per abitante. Il dato è annualmente in crescita di oltre due punti percentuale e ci allontana ulteriormente dall`obiettivo che si era posto l`Unione Europea, ovvero ridurre a 300 chili pro capite/anno la produzione urbana di rifiuti.
Con una magra consolazione: in Europa occidentale la situazione non è molto diversa e la media di rifiuti prodotta è di 577 Kg. Migliori le performances per le politiche di riciclaggio che hanno registrato un incremento generalizzato, con picchi del 60% dei rifiuti urbani riciclati come accade in Austria a Paesi Bassi. E verso quest`opzione spingono tutte le linee guida di Bruxelles: recupero e riciclaggio creano posti di lavoro, più di quanti può darne il sistema della termovalorizzazione. E sono più sani per l`ambiente.
Se si usano materiali riciclati non sarà più necessario estrarre minerali, petrolio e abbattere foreste come si fa oggi ed essendo i procedimenti di recupero molto più semplici dell`estrazione si ha un notevole risparmio energetico con una diminuzione di gas serra ed emissioni inquinanti. Basti pensare che in Italia la riduzione dei consumi energetici associata al riciclo è pari a circa 15 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (tep), a fronte di un consumo nazionale pari a circa 190 milioni di tep e la riduzione di emissioni climalteranti associate al riciclo è stimabile in 50 tonnellate di CO2 equivalente, a fronte di un totale nazionale di 533 milioni di tonnellate, di cui 128 dell`insieme delle attività industriali.
Numeri, questi, che comprovano le potenzialità di questo settore che in Italia smaltisce, o meglio assorbe, attraverso il sistema della raccolta differenziata (RD), il 25% circa della produzione totale dei rifiuti urbani: un dato in aumento ma che ci colloca comunque ben al di sotto di quel 35%, da raggiungere entro il 2003, prefissato dal famoso decreto Ronchi del `97. Secondo un`indagine sull`industria del riciclo realizzata dalla Commissione Ambiente della Camera, il settore del recupero e del riutilizzo dei rifiuti è cresciuto molto più dell`industria italiana nel suo insieme con un indice del più 5% nel periodo 2000-2004, contro un più 3,8% nello stesso periodo per l`industria nel suo complesso. Questi sono i valori medi nazionali, ma cosa succede se analizziamo i dati per aree geografiche?
Il caso Sicilia
Scendendo giù nella cartina le cose non vanno bene, infatti, mentre il Nord, con un tasso di raccolta differenziata pari al 38,1%, supera ampiamente il tetto del 35%, il Centro e il Sud, con percentuali rispettivamente pari al 19,4% ed all`8,7%, risultano ancora decisamente lontani da tale obiettivo.
In Sicilia, dove la produzione annua di rifiuti è di 2.600.000 tonnellate, la raccolta differenziata è attestata su un magro 5-6% nonostante il Piano rifiuti varato dalla Regione nel 2002 dicesse che: "(...) si prevede che le percentuali di raccolta differenziata non possono essere inferiori al 15 per cento entro il 2003 e al 25 per cento entro il 2005 e poi, a regime, in base al D.L.gs 22/97 (decreto Ronchi), al 35 per cento. (...) tutti i Comuni della Regione siciliana dovranno attuare o la raccolta differenziata monomateriale (un contenitore per ogni frazione) o, con alcune limitazioni, multimateriale (contenitore unico per più frazioni)".
Infatti nella classifica stilata da Legambiente dei 1150 comuni `ricicloni` - cioè che hanno superato il 35% di RD - non ce n`è neanche uno siciliano; molto fuori da questa lista, troviamo il comune di Enna con l`8% di RD e a seguire quelli di Messina, Siracusa, Palermo, Caltanissetta, Trapani e in ultimo Catania.
Del resto il piano regionale dei rifiuti, tutto proteso alla realizzazione dei quattro termovalorizzatori, è ben lontano dall`attivazione di promozioni di accordi e contratti di programma finalizzati alla prevenzione ed alla riduzione dei rifiuti e favorisce una deriva di deresponsabilizzazione delle province e dei comuni sui temi della raccolta differenziata.
Deriva iniziata con la nascita nel `99 degli Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) fortemente voluti dal Presidente Cuffaro, un carrozzone di ventisette società per azioni a partecipazione interamente statale che dividendo la Sicilia in altrettanti cantoni avrebbero dovuto garantire per conto dei comuni la gestione dell`acqua e dei rifiuti. Le uniche cose che hanno garantito sono state, posti di lavoro per certe reti clientelari e un passivo totale di oltre quattrocento milioni di euro, tant`è che ora si vogliono ridurre drasticamente a quattro. Ma c`è chi le cose riesce a farle funzionare bene e senza attingere al denaro pubblico.
L`imprenditore illuminato
Giuseppe Monaco ha 49 anni e dal 2000 gestisce a Ramacca, in provincia di Catania, un impianto di compostaggio e di selezione per la differenziazione a valle dei rifiuti solidi urbani (RSU); la sua impresa ha due peculiarità: è stata costruita senza alcuna sovvenzione pubblica ed è l`unica in Sicilia a realizzare con la gestione finale il recupero dei materiali che arrivano anche come rifiuto urbano tal quale indifferenziato.
Lo abbiamo incontrato nella sua azienda per farci spiegare come funzionano le cose.
- Come mai la scelta di un impianto di differenziazione a valle visto che sia il decreto Ronchi che le indicazioni del piano regionale dei rifiuti indicano nella raccolta differenziata a monte - cioè quella fatta dai comuni con il porta a porta e con le campane per la RD - il modello da seguire nelle strategie di recupero dei rifiuti?
È che la politica è sempre un po` lenta a recepire le cose. Provate a indovinare quante bottiglie di plastica possono entrare in una campana di raccolta: 20, forse 30 chili di PET? Pensate che per raccogliere quei 30 chili saranno necessari comunque un camion, un autista, un manovratore e uno che aggancia la campana. Pensate ai costi delle campane, ai costi delle campagne di sensibilizzazione spesso malriuscite, ai costi dello smistamento e all`inquinamento prodotto da tanti mezzi in movimento. Da noi arrivano rifiuti indifferenziati da un bacino di oltre 100.000 persone e con una ventina di operai e l`aiuto di qualche macchinario riusciamo a recuperare i materiali per il riciclaggio. Questo ci ha permesso di abbattere i costi della raccolta differenziata a monte di circa il 50% abbassando a 80€ a tonnellata i 120€ che i comuni normalmente spendono, rendendoci anche competitivi con il metodo del conferimento in discarica che attualmente costa tra gli 80 e i 110 euro a tonnellata. Il nostro sistema, inoltre, semplifica la vita per i cittadini che tutt`al più devono preoccuparsi di separare solo la frazione umida. Guardate che non sono il solo a dirlo, già in altre parti del mondo si sono resi conto di ciò e cominciano ad implementare questo tipo di raccolta. Quali sono i materiali che recuperate e qual è il loro valore di mercato? Quello che vale di più è l`alluminio delle lattine che viene pagato a 800 euro a tonnellata, poi c`è il polietilene teraftalato (PET) delle bottiglie a 80 euro, il polietilene ad alta e a bassa densità (HDPE e LDP) dei contenitori e delle buste di plastica a circa 50 euro e i materiali ferrosi a 40 euro. Poi c`è il compost di qualità fatto di rifiuti organici, compresi il verde e la carta non inchiostrata, a circa 10 euro a tonnellata che viene utilizzato come fertilizzante la cui composizione rientra fra i parametri prescritti per il biologico, molto utile ai fini del ripristino di un adeguato tenore di sostanza organica nei suoli. Resta circa un 10% di non riciclabile che diventa per la maggior parte combustibile da rifiuto mentre solo il 2-3% va a finire in discarica.
- Quindi un`economia reale, che crea posti di lavoro...
Certo, a fronte dell`ipotesi dei quattro termovalorizzatori che in Sicilia dovrebbero creare occupazione per circa 1000 persone, io credo che solo gli impianti di differenziazione possono dare lavoro a circa 3000 persone, senza considerare la conseguente crescita di tutto l`indotto dell`industria del riciclaggio che oggi recupera materiali quasi esclusivamente dal settore dei rifiuti speciali - batterie, olî, ospedalieri, ecc. - e, soprattutto, dei rifiuti da imballaggi con qualche provenienza dai rifiuti della raccolta differenziata ( soprattutto plastica e carta).
- Che riscontri ci sono stati e quali comuni vi inviano i rifiuti?
Veramente noi, in Sicilia, riceviamo rifiuti solidi urbani indifferenziati solo da Sigonella. Non ci sono comuni con i quali siamo riusciti a fare accordi, nonostante il corrispettivo del servizio con recupero sia più competitivo rispetto al costo di discarica; il resto ci arriva dalla Campania, come frazione umida raccolta separatamente visto che la legge permette di far viaggiare i rifiuti se destinati al recupero senza i limiti regionali prescritti invece per le attività di smaltimento. Purtroppo con gli ATO, la Regione ha costretto i comuni a unirsi per una gestione integrata dei rifiuti e, con grosse gare per l`aggiudicazione dei relativi appalti, i grandi gruppi - Amia di Palermo per Ionia Ambiente CT1 e Kalat CT5 e ATO ME4, Gesenu di Perugia ATO ME2, consorzi di imprese locali SIMCO associati a imprese extraregionali - hanno avuto la meglio sulle piccole imprese e cooperative non potendo queste essere competitive per progetti così complessi, il tutto con perdita secca di posti di lavoro delle imprese locali. Per quanto riguarda il futuro non si prevede niente di buono, infatti nella bozza del testo della convenzione (la versione definitiva, sebbene richiesta da diversi parlamentari siciliani, non è mai stata resa) tra la Regione e le aziende appaltatrici per il nuovo piano di gestione integrata dei rifiuti si parlava di un impegno a non consentire a terze aziende di svolgere attività con quanto oggetto della convenzione. A questo, però, le piccole aziende si sono ribellate e sono partiti una serie di ricorsi al TAR di cui si aspettano ancora gli esiti definitivi.
Ultimi sviluppi
Per il momento i quattro termovalorizzatori hanno avuto un doppio stop: dal Ministero dell`Ambiente e dall`Unione Europea. Il Ministero ha ritirato le autorizzazioni alle emissioni in atmosfera, sostenendo che i nulla osta fossero illegittimi. Si tratta dei permessi che autorizzano a scaricare nell`aria i fumi generati dalla combustione dei rifiuti. Fumi che, nel caso degli impianti siciliani, saranno particolarmente tossici, vista l`alta percentuale di rifiuti non differenziati che il piano della Regione prevede di incenerire. Nel caso del termovalorizzatore di Bellolampo la procura ha messo i sigilli al cantiere ipotizzando il mancato rispetto del principio di concorrenza nella procedura d´appalto e della normativa in tema di difesa dell´ambiente.
....e questo non è che il primo passo verso il risparmio. se pensate che potremmo lastricare le nostre strade con il prodotto lavorato dai rifiuti, otterremmo l'altro grande beneficio di vedere una città pulita, ordinata e senza asfalto. se poi si aggiunge che le lastre potrebbero contenere materiale fotocatalitico, le nostre strade produrrebbero ossigeno (si può arrivare fino a 72 mc l'ora di ossigeno per metro quadro), saremmo la prima città ad alto rendimento biocompatibile.
Dal 27 Aprile i comuni del comprensorio modicano conferiranno i rifiuti nella discarica di Mazzarrà S.Andrea in provincia di Messina. I Tir che effettueranno il trasporto supereranno abbondandemente i 500 KM. di strada fra andata e ritorno. Ognuno di essi brucerà minimo 150 litri di gasolio. Moltiplicando i frequenti viaggi per il consumo conseguenziale e rapportando il tutto ad un anno,verrà fuori una quantità considerevole di Co2 immessa nell'aria. Grazie a questa scelta scellerata e poco brillante, aumenteranno i livelli di inquinamento ambientale,i costi di conferimento e quelli della tarsu. La soluzione (realmente fattibile e già esistente) proposta dal Cons.Migliore abbatterebbe di molto entrambi i parametri precedenti. Speriamo che le amministrazioni si sveglino dal torpore,così come le associazioni ambientaliste ed i cittadini tutti. Le soluzioni semplici ed oneste esistono. Basta solo farle partire.
Questo video è stato estratto solo per motivi di tempo dal video originale Centro Riciclo di Vedelago a cui se ne riservano tutti i diritti. http://www.centroriciclo.com/
Stamattina alle 11:30 è iniziata la Conferenza Stampa. Erano presenti alcuni amici, alcuni professionisti, il consigliere provinciale Galizia, i colleghi Carpenzano e Cavallino e i colleghi Aurnia, Mavilla e Nigro oltre ai giornalisti e cameramen delle televisioni. Vedere la saletta piena mi ha confortato e mi ha reso felice. Perchè? Perchè mi sono reso conto che il problema rifiuti è apartitico (ovviamente per alcuni). Ho illustrato alcune pagine di PowerPoint che vi allego al post.
COMUNE DI VEDELAGO ABITANTI 16.455 COSTO SERVIZIO SMALTIMENTO RIFIUTI 1.388,00
COMUNE DI MODICA ABITANTI 54.320 COSTO SERVIZIO SMALTIMENTO RIFIUTI 7.207.399,00
Il Consiglio questa sera in ben 4 ore ha approvato solo un punto con il voto contrario dell'opposizione. Domani vi racconterò cosa è successo. Prossimo Consiglio Comunale 29/04/2010 ore 20:00
Sentite sentite...notizia fresca fresca: 0re 19.22 di oggi
NICOLOSI (CATANIA) - La sezione giurisdizionale d'Appello della Corte dei conti ha condannato otto ex consiglieri comunali di Nicolosi (Ct) a risarcire all'ente locale 60 mila euro. Nel 2003 adottarono due delibere per stipulare altrettanti mutui con la Cassa depositi e prestiti finalizzati a coprire debiti fuori bilancio scaturiti da due sentenze del tribunale di Catania che condannava il comune in sede civile. I giudici hanno sottolineato che le amministrazioni pubbliche non possono stipulare mutui per coprire debiti fuori bilancio o, comunque, spese correnti. Si può ricorrere all'indebitamento solo per finanziare spese d'investimento.
Lei ha ragione, purtroppo con la nascita della Multiservizi si è messo in evidenza un sistema affaristico-politico-clientelare, con la sua morte, l'incapacità dei politici di turno. Pensi che ad oggi non sono stati capaci a dare risposte alle richieste del Consigliere Migliore.
Sono sicuro che la soluzione che Lei illustrerà, potrà essere di grande aiuto non solo all'Amministrazione di Modica, ma a tutte le Città della provincia, così da lasciare il Signor Sindaco Di Pasquale con una bellissima discarica tutta sua. Sa cosa possiamo consigliare al il Signor Sindaco Di Pasquale? Oltre a portarci i rufiuti dei Ragusani, di occuparla permanentemente, e in occasione del 25 aprile e del I maggio potrebbe invitare quelli dell'ATO per una bella scampagnata.
Prenderemo due piccioni con una fava, risparmieremo un pò di soldi e abbiamo fragato gli amati (o odiati) cugini ragusani.
Consigliere Migliore, ci risiamo: domani ce il mercato in viale Manzoni e i soliti surbetti sono gia posizionati. sono le 19:50 e i solitabusivi e con precisione quelli a cui lei la volta scorsa ha fotografati,sono gia sul posto.Ovviamente non parliamo di chiamare i vigili per questi saranno occupati a far altro.Chiami l'assessore incompetente e veda cosa riesce a risolverle.
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