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Attualità MODICA - 10/12/2011 L´indignazione e la preoccupazione dei residenti che minacciano d´incatenarsi Progetto di riqualificazione o solo lottizzazione? 7 palazzi a ridosso dell´alveo alla Fontana I residenti, che lamentano una pressoché totale assenza di concertazione con l’amministrazione comunale, si chiedono come mai non si è pensato alla realizzazione di un polmone verde, un parco attrezzato o una bambinopoli Antonio Di Raimondo CorrierediRagusa.it
L’alluvione del 1902 a Modica e i recenti disastri di Messina non hanno evidentemente insegnato nulla all’amministrazione comunale. Un vecchio adagio dice che errare umano, ma perseverare è diabolico. E così accade che nella zona del quartiere Fontana, nei pressi della Vignazza, un progetto di riqualificazione presentato alla Regione si rivela in effetti una lottizzazione che prevede la costruzione di sette palazzi di sei piani sull’alveo coperto del vecchio fiume che attraversa Modica .
Un progetto complessivo di 17 milioni di euro a compartecipazione privata, con la Regione che mette 6 milioni e mezzo, il privato (la Edilzeta di Zaccaria) 10 milioni, e il comune 484 mila euro, l’equivalente del prezzo del terreno ceduto per la realizzazione dei palazzi. I residenti insorgono, chiedono spiegazioni e minacciano d’incatenarsi per scongiurare l’avvio dei lavori, che metterebbero, a loro avviso, in serio pericolo l’incolumità dei residenti della zona. L’alveo è difatti stato drasticamente ridotto e non è di certo un toccasana per una zona ad alto rischio sismico ed idrogeologico. In pratica, quanto piove, l’acqua potrebbe non trovare il suo naturale deflusso, rischiando di travolgere i palazzi di prossima costruzione, scaricando tutto sul corso Umberto Primo.
Danni su danni, considerata anche la cementificazione selvaggia alla quale sarebbe sottoposta la zona, la più antica di Modica e dove insiste peraltro nei pressi una necropoli del 2.500 A.C. Il sindaco Buscema ha promesso d’interessarsi della vicenda, ma nel frattempo i residenti non hanno ancora visto nessuno, come hanno confermato alcuni di loro, tra cui Orazio Puglisi, Michelangelo Aurnia e Mariela Bramanti.
Peraltro, stando a quanto riferito dai diretti interessati, un dipendente forse della ditta che ha in appalto i lavori di costruzione dei palazzi ha messo mano al materiale di risulta accumulato in questi mesi, e, tramite un escavatore, ha livellato tutto i rifiuti, tra cui quelli altamente tossici e pericolosi come l’eternit frantumato dei vecchi serbatoi idrici, restringendo ulteriormente l’alveo. Le polveri sottili hanno qualche mese fa invaso tutta la zona, come una densa nube bianca.
I residenti sono quindi determinati a non subire ulteriormente, stroncando sul nascere la costruzione dei palazzi, di cui l’imprenditore edile avrebbe già ottenuto la gran parte dei permessi necessari all’edificazione, tra cui, ovviamente, quelli del comune, con un tempismo a dir poco sorprendente. Le regole, almeno sulla carta, risulterebbero tutte rispettate, ma nel concreto si rischia comunque di combinare un disastro.
I residenti, che lamentano una pressoché totale assenza di concertazione con l’amministrazione comunale, si chiedono come mai non si è pensato alla realizzazione di un polmone verde, un parco attrezzato o una bambinopoli, per riqualificare la zona. La giunta ha invece scelto di realizzare questi palazzi i cui alloggi saranno in parte destinati alle famiglie più disagiate. Ma questa esigenza, comunque encomiabile, può davvero giustificare il rischio concreto di un paventato disagio ecologico che potrebbe altresì intaccare l’incolumità di centinaia di persone?
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- Commento inviato da: Super fonte internet in data 15/12/2011 19:06:48
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fonte Corriere di Ragusa.it
I palazzi nell´alveo coperto, sopralluogo del soprintendente
Quale sarà il «destino» del progetto di 17 milioni di euro a compartecipazione pubblica – privata?
Antonio Di Raimondo
Sarà il soprintendente ai beni culturali ed ambientali di Ragusa Alessandro Ferrara (foto) ad occuparsi della controversa vicenda della prossima realizzazione i sette palazzi di sei piani ciascuno a ridosso dell’alveo coperto del quartiere Fontana. Il soprintendente ha già programmato un sopralluogo nella zona per domattina, salvo slittamenti dell’ultima ora. Ferrara intende rendersi conto di persona di questa ennesima circostanza poco chiara nel settore edilizio, che fa seguito ad altre due situazioni al limite.
Si tratta del costruendo palazzo, sempre nell’alveo della zona, i cui lavori sono stati bloccati per difformità accertate rispetto al progetto originario con gli atti inviati alla procura, e della villa privata già quasi del tutto edificata sulla splendida collina dell’Idria. Adesso, come accennato, la vicenda dei sette palazzi a ridosso dell’alveo. Una zona classificata come «B», e quindi edificabile.
Ma il nodo non sta qui, e ci mancherebbe anche: sull’edificabilità dell’area non si discute, ma è possibile che le regole seguite quasi alla cieca debbano scontrarsi con le più elementari norme del buonsenso? L’alveo, già ristretto dagli originari 15 metri ad appena due per via del materiale di risulta e rifiuti pericolosi (quali l’eternit sbriciolato) riesce a malapena a far defluire le acque piovane (e non ci si riferisce ai fortunali) che allagano i campi circostanti, figuriamoci quando saranno realizzati i palazzi.
«E’ quello che mi domando anch’io – dice al telefono il soprintendente Ferrara – e nutro parecchie perplessità su questo progetto, che mi riservo di visionare attentamente subito dopo il sopralluogo che mi darà modo di rendermi contro di persona dell’effettiva situazione». I residenti, da parte loro, temono per l’incolumità pubblica e si dicono pronti ad incatenarsi, nel caso di decida di avviare i lavori del progetto, presentato alla Regione dalla «Edilzeta» di Zaccaria come previsto dall’apposito bando.
Solo che questo bando regionale si riferiva ad un progetto di riqualificazione. Nei fatti, però, la realizzazione dei palazzi suona più come una lottizzazione. Non a caso, il privato esce di tasca sua ben dieci milioni dei 17 complessivi del progetto. Sei milioni e mezzo li mette la Regione, mentre il comune di Modica si limita a poco meno di mezzo milione di euro, l’equivalente del prezzo del terreno ceduto al privato per realizzare i palazzi.
«Ci sono modi e modi per riqualificare un’area – dice Orazio Puglisi, in rappresentanza dei residenti del quartiere Fontana – e ritengo che la costruzione di edifici costituisca l’ultima alternativa per valorizzare quest’area, l’unico vero polmone verde a due passi dal centro storico, dove peraltro insiste una necropoli risalente al duemila 500 A. C. Senza contare – conclude Puglisi – i rischi tangibili per la gente in caso di forti piogge, per non parlare poi di alluvioni».
Ipotesi tutt’altro che peregrina, visto che la zona è classificata ad altro rischio sismico ed idrogeologico. Nonostante ciò, il comune fornisce al privato i nullaosta necessari per la realizzazione del palazzo. Le regole sono rispettate. E il buonsenso? Il sindaco Antonello Buscema, in attesa di confrontarsi con i residenti, ha precisato che non c’è nulla di definitivo e si è sempre in tempo a rivedere il progetto.
Determinante in questo senso si rivelerà il pronunciamento del soprintendente Ferrara, che, in precedenza, aveva mostrato pollice verso per il vicino palazzo sull’alveo, i cui lavori erano stati non a caso bloccati, come accennato, e gli atti inviati alla Procura. Il sopralluogo in programma per domani, dunque, lascerà intendere quale sarà il «destino» del progetto di 17 milioni di euro a compartecipazione pubblica – privata per la realizzazione dei sette palazzi nell’alveo coperto.
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