PER NULLA AL MONDO, UN PAESE PUÒ RINUNCIARE ALLA PROPRIA DIGNITA'
In due giorni, quella che sarebbe dovuta essere una visita ufficiale d'un capo di Stato in Italia, si è trasformata in un'esibizione che da un lato mostra la presunzione d'un uomo che forte del suo potere economico-finanziario non esita ad esternare nella più totale assenza di rispetto del Paese che lo ospita e dall'altro evidenzia l'ipocrisia dei massimi organi istituzionali, che in nome di accordi economici dai quali trarre profitto, rinunciano a qualcosa di molto più nobile, quale il rispetto della dignità d'un popolo, della propria cultura e religione. Quello che è accaduto nella recente visita del Colonnello Gheddafi in Italia, non può non indignare le coscienze civili del nostro Paese; nessuno ha il diritto di affermare che l'Occidente sia meno rispettoso della Libia nei confronti della donna, nessuno può offendere 2000 anni di cristianesimo, affermando che i prossimi decenni registreranno un processo d'islamizzazione nel vecchio continente. Ma se per extrema ratio, si riesce a comprendere la spavalderia d'un uomo che governa il proprio Paese in regime dittatoriale, non può assolutamente comprendersi il senso di sudditanza evidenziato dai nostri rappresentanti istituzionali nel non confutare alcune tesi di quest'uomo potente ma irrispettoso della nostra cultura e religione. Mi rifiuto di pensare che gli uomini delle nostre Istituzioni presenti all'evento, possano aver condiviso le farneticazioni del leader libico, eppure vigliaccamente hanno ingerito il rospo, preoccupati a guardare agli accordi stipulati e a ciò che di utile ne può scaturire per l'Italia. Può un Paese civile e democratico per interessi economici, rinunciare al rispetto della propria dignità? L'Italia è una delle sette potenze mondiali e credo abbia il dovere di esigere un rispetto consono al suo prestigio; se a ciò non provvedono i politici al massimo livello, gli uomini delle Istituzioni, a chi dovremmo affidare la tutela del rispetto che ci è dovuto?
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